domenica 8 luglio 2007

Avernalia

V – Il Sangue Dei Padri (II Parte)

“Non erano più schiere gloriose, ma radi pilastri
Di un tempio in rovina eppure austero,
Come piena di onore, è la fiamma morente di una candela
Che ondeggia beffarda nel vento: svanirà presto,
Ma non conosce la resa.
Ecco, candele noi siamo, puro il sangue e viva la fiamma
Della nobiltà. I Lupi ed i Dragoni hanno cacciato per secoli,
Rendendo il nome di Tama il segno temibile della volontà
Di un milione di eroi: in valli lontane, su pianure roventi,
Fino alle bocche ruggenti del Mare profondo.
Un tempo d’acciaio, è venuto e passato, ma i legami
Che strinsero i padri dei padri dei nostri antenati,
Resistono alle maree, come la Torre di Ardea,
Che svetta tra le onde, rosse e mugghianti del Ponente.

Non ricordo granchè della nebbia, che avvolse
Le Case e l’antica onestà di chi queste mura ha innalzato.
Una nebbia sottile che infida ha reso sfuggenti
I chiari confini, il perimetro sacro di ciò che è giusto e sbagliato.
Si dice, che la siccità avesse bandito dalle alteterre
Un’umile schiatta di minatori dall’aria ottusa,
Mettendoli in marcia, piuttosto una fuga, verso
Speranze più volte sfumate nelle steppe bruciate.
Immaginate anche voi lo stordimento di quella torma,
Quando le alte, fulgide torri di guardia si stagliarono
Sullo sfondo ormai scuro dei loro occhi.
A quel tempo i Lupi regnavano ed il Dragone avvolgeva
Mansueto le spire sulle fondamenta di Tama,
La vergine signora di tutti gli eserciti.

I Lupi regnavano sicchè sul nostro nome non
Ha ragione di stendersi l’onta del disonore.
Nella Gerosia i vessilli argentati avevano eletto
Vaero il Saggio, che ahimè più cieco che lungimirante si rivelò;
Furono inviati legati al campo dei nomadi e
Nel tempio di Aversa si tenne consiglio.
Per tre notti e tre giorni i miei avi cercarono, invano,
Di aprire la mente all’Arconte ed uno di essi
Prese per primo la parola nell’alto consesso:
“Da oriente, nessuno mai è giunto in pace,
Dove l’alba arma le proprie legioni tutto brucia in un
Momento. Chi sono costoro, senza insegne, vestiti di stracci,
Che bruni come le zolle vengono a noi? Restituiamoli,
Prima che sia troppo tardi, alla polvere che li ha generati.”

Giovane e pieno di fuoco, il terzogenito figlio di Alisde,
Prima del tempo nella Gerosia era stato accettato;
Poiché il primo seggio dei Draghi, il Fato imperscrutabile
Aveva negato al padre ed ai fratelli maggiori.
Prima del tempo, gli spiriti domestici han vietato
Di stillare il vino; prima del tempo, le nostre leggi
Non permettevano di posare la spada e votare.
Così si apriron le porte ai barbari e firme solenni furono apposte.
Sacrifici ai loro dei ed ai nostri si tennero,
Al tempio di Averna, tra i frassini eccelsi della collina;
E nelle capanne di terra, spuntate a decine sotto la rocca,
Iniziarono a compiere orge e baccanali. Per ultimo,
La Casa dei Lupi aprì le proprie dimore a questi stranieri,
E matrimoni contro natura unirono i figli di Tama ai Levantini.

Passarono gli anni e le amate montagne si sgretolarono,
Come se lebbra le avesse colpite; lentamente, come vermi
Nei frutteti di Ekima, i nuovi arrivati, rapiti dall’avidità
Che la loro natura ancestrale concerne, violarono lo splendore
Dei fianchi dell’Armala, in cerca di gemme brillanti.
Potenti divennero i clan nella città bassa, ad ogni stagione
Più insolenti le loro pretese. Non bastò loro,
Fare ricco commercio, trasformare Tama in postribolo
Ed i suoi abitanti in discinte meretrici dalle chiome furiose;
Alla Gerosia vollero salire, e non secondo il valore di ognuno,
Ma secondo l’oro che turpe brilla e trabocca dal forziere.
Per diritto di sangue e perizia di spada, avrei dovuto
Riportare il Dragone sul trono dell’Arconte, ma la nebbia è scesa
Ed io sono vivo solo per metà.”
Quarto canto di Averna. E' la conclusione delle amare riflessioni di Nausania sulla storia e lo stato attuale della propria città. Si constata come la frustrazione di Nausania, nella figura di "homo urbis" sia dovuta alla perdità di moralità e coesione sociale, nonostante l'apparente prosperità di cui gode Tama.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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