martedì 28 agosto 2007

In Umquam Visis Caelis Inerit

Espansione

La mia noia è un orso,
Che scava pesante
Tra le rovine d’inchiostro
Abbandonate da anni,
Abbandonate all’ignavia.
Non pensavo che avrebbe
Scoperto le scale di marmo,
Rampanti sulle mie ciglia
Addormentate. Terribile è
Il risveglio sotto strane stelle.
Brillo di fiamma vorace,
Che impalpabile s’alza
Coalescendo i miei terrori
E l’occhieggiare beffardo
Dell’aliena, alienante,
Corte di astri. Affondo…
Sospeso io affondo e
Sempre più strette si fanno
Le volte del cielo, più sfumati
I contorni della mia identità.
La mia luce tagliata dalle
Sbarre dell’utero al quale
Ritorno, rifluisce nella gelida
Corrente del Lete. Ora mi desto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Unknown ha detto...

Potremmo collaborare, anche se gli stili sono diversi, mi posti il tuo url del blog?