domenica 11 aprile 2010

//.

Capitano

Sferza il grecale con rabbia salsa.
Calcare, vomito d'inverno
Brucia come una spugna
Di rimorso sparsa,
Ed inchiodata a me
E' gelido oro nero.
Ch'è morto nemmeno se ne cura,
Stringendo a conchiglia i pugni
Per tenere forte a mente
Lo sciabordio di quell'onda
Che arriccia e mai, nel respiro
Del Mare, si livella.

venerdì 9 aprile 2010

^\\

Liberaci Dal Male

E liberaci dal male,
Dalla gogna del badge
Morso a tratti.
Liberaci dai torsi di giornale.
Liberaci dall'invidia
Per i binari non morti, addormentati,
Dalle caviglie dei preti,
Da chi calza se stesso,
Ogni volta diverso
E chi, identica supplica di cartone
Al semaforo ogni giorno alza.
Liberaci dalla preoccupazione,
Dall'autocommiserazione,
Dalla cultura, dall'informazione.
Liberaci dalla necessità
Di scrutare, come vele
Il vento migliore,
E se il primo alito non basta,
Liberaci pure dai cordami.
Cadere.
Per ere.

mercoledì 7 aprile 2010

/|-

Sempinverno

Sacrificio mi farei,
Per far di ogni tuo bacio
Pira ardente;
E coricandomi esser terra,
Ocra stesa che in porpora s'incupisce,
Nel languore di Novembre.
Nel tremore delle Pleiadi,
Lascio una scia nell'aria
Perchè tu possa raggiungermi.

lunedì 5 aprile 2010

|--

Nelle Colline Di Là Da Venire

Corri,
Prendimi
Sui crinali dolcemente intrisi,
Di cielo e di gladioli
Nel vestito buono.
Corri,
Afferrami
Con le dita che seta
Si faranno e poi bachi,
Curiosi sul primo gelso.
Corri,
No, anzi, fermati
Che bagnata di rugiada
Linfa calda tornerai, a scorrere
Dissetando le
Fondamenta della Terra.
Ricomincia,
Scintilla,
Avvolta nei drappi scuri delle grotte,
Ad inondare secrete vie.
Laghi di luce,
Sulle cui rive senza stelle
Il mio cuore riposa.

domenica 4 aprile 2010

#--

Comprimi

Pick senza sicura,
Il colpo in vena.
Sono pronto, e tu mio pubblico,
A veder fiorire rossi anemoni
Sul muro d'una cella d'alveare.
Bava sulla retina,
Ipodermica satura baroccamente
Ricamata bianca
Rossa
Luce
Vuoto
A scaglie.

venerdì 2 aprile 2010

\-#

Non Libera

Alice che le carte stringe,
Addossa le sue colpe
Contro l'umida vetrata
Di un pianto senza letto.
Figlia e compagna di tetto
D'un ulcera che non vede,
Seppur l'amante nucleare
Il suo corpo fonda in
Verde cemento, ambrato sole
Rifratto da occhi inceneriti,
Ritratto di rapaci svelti al balzo
Su ossa lise,
Che ancora cantano di
Un mai dimenticato
Poker d'assi:
La cognizione del dolore.

#|-

Rugginuda

...E rispecchiati in me, Io sono la Luna,
Sono l'acciaio
Che attrae in fondo alle rupi.
Abbracciati a me, Io sono la bora,
Che al Golfo toglie la pelle.
Sei stata carena in un porto di nebbie,
E non negare che
L'essere abrasa dai tempi,
E lo scrostarsi, inesorabile,
Della patina di stelle,
Tu non l'abbia, in fondo,
Desiderato.
Ed adesso,
Riammesso nel mondo
Con cipiglio selvaggio,
Mentre le pietre s'allisciano,
Taccio.